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Le origini della città di Napoli risalgono al IX secolo a.c. quando un gruppo di coloni greci si stabilirono nei pressi dell’isolotto di Megaride e fondarono il primo insediamento urbano.
Nasce così Parthenope, dal greco “ vergine “ attorno al quale si sono intrecciate storie reali e di fantasia. L’immagine prevalente è quella di una sirena, descritta come una creatura dall’aspetto femminile e seducente che secondo i Greci aveva un corpo di uccello, mentre nell’iconografia cristiana medievale, quello di un pesce.
Il suo mito, quindi, ha dato vita a tante versioni ispirando scrittori e poeti in tutte le epoche storiche.
La più antica forse è quella raccontata da Omero nel XII canto dell’Odissea in cui si narra che Ulisse volesse ascoltare a tutti i costi il canto ammaliatore delle sirene. Figlie della Musa della tragedia Melpomene e del fiume della Grecia Acheloo, Ligea, Leucosia e Parthenope avevano il potere di incantare e sedurre gli uomini; questa facoltà sarebbe svanita quando un uomo le avrebbe respinte condannandole così a morire per la vergogna. Ulisse, avvertito dalla maga Circe del potere nefasto delle sirene, fece mettere dei tappi di cera nelle orecchie dei suoi marinai e si fece legare all’albero maestro della nave vietando ai suoi uomini di slegarlo. In questo modo riuscì a non cadere nel sortilegio delle creature che per il dispiacere si suicidarono sugli scogli ed i loro corpi vennero trasportati dal mare. Ligea giunse a Terina in Calabria, Leucosia a Posidonia, il nome antico di Paestum, mentre Parthenope fu trasportata dalle onde del mare sull’isolotto di Megaride. Il suo corpo si dissolse prendendo la forma della città; si intravede infatti la forma del suo corpo adagiato sulla terra; la sua testa sulla collina di Capodimonte e la sua coda sulla collina di Posillipo. In suo onore ogni anno si disputava una corsa con le fiaccole, le Lampadedromie, e fu eretta una statua su Megaride mai ritrovata.
Parthenope divenne la protettrice della città dando così il nome a quello che un tempo era un piccolo villaggio. La città successivamente cambiò il suo nome da Parthenope in Palepolis, città vecchia, ed infine in Neapolis, città nuova.
Anche Matilde Serao, scrittrice napoletana dei primi del ‘900, nel suo libro Leggende napoletane, racconta la storia di Parthenope. La descrive non come una sirena, ma come una bellissima ragazza greca innamorata dell’eroe ateniese Cimone. Il padre l’aveva promessa ad Eumeo e quindi i due innamorati furono costretti a fuggire; giungendo sulle coste di Napoli, stabilirono qui la loro dimora, fondando il primo nucleo della città. Parthenope ebbe dodici figli, diventando così la madre del popolo napoletano, a cui tutti fanno riferimento.
Un’altra leggenda molto affascinante è quella che lega il mito della sirena al Vesuvio, il vulcano che sovrasta ed è la rappresentazione fisica dell’energia prorompente di questa città. Si racconta che Parthenope fosse perdutamente innamorata del centauro Vesuvio, ma il loro amore era ostacolato da Zeus a sua volta innamorato della bellissima creatura. Per questo motivo Zeus decise di separare i due amanti, trasformando Vesuvio in un vulcano in modo che la sirena non avrebbe potuto mai più toccarlo ma solo vederlo. Parthenope distrutta dal dolore, si uccise ed il suo corpo fu dolcemente adagiato dal mare sullo scoglio di Megaride dissolvendosi ed assumendo le forme della città. In questo modo la sirena ebbe la possibilità di riabbracciare il suo Vesuvio ed unirsi in un patto d’amore eterno, una unione tra la terra scura, potente e forte e Napoli, città di amore e di passione.
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